Come accettare la timidezza e vivere felici.

Come accettare la timidezza e vivere felici

Partiamo dal concetto che essere timidi non è una colpa, anzi. Spesso è uno strascico dell’infanzia che, se in giusta dose (cioè non a livello patologico) può risultare una peculiarità assolutamente apprezzabile.

Ci stiamo riferendo alla vita privata.

Perché nel mondo del lavoro sicuramente non aiuta. In ambito professionale, purtroppo, vale la regola del “sembrare sicuri di sé”. Anche se a volte non lo si è affatto.

Molti studi confermano questa tendenza, purtroppo, dimostrando come i soggetti più spavaldi sono quelli che ricoprono le cariche più alte.

Fonti autorevoli ci dimostrano come, effettivamente, la già citata sicurezza in se stessi possa essere incoraggiata – o compromessa – fin dai primi anni di vita.

La timidezza si manifesta se ciò non avviene: perciò compare il timore di non piacere a nessuno; la sensazione di dire sempre la cosa sbagliata al momento sbagliato; la paura di essere osservati o giudicati.

Il cervello del timido agisce quasi inconsciamente, lasciando spazio nel quotidiano al pensiero depotenziante. Ma se, al contrario, il pensiero potenziante prendesse forza, potrebbe dare un deciso colpo di coda al primo.

Sembra un’utopia?

Basta solo lavorare su se stessi…

La timidezza va controllata non solo per scalare le vette aziendali, certamente. Ma anche per non stare male.

Già, perché il timido passa buona parte della sua giornata rimuginando su ciò che poteva dire o fare meglio o biasimando il suo essere così impacciato. Tutta questa autocritica fa germogliare la pianta della scarsa autostima, che cresce rigogliosa e va a peggiorare la situazione col passare degli anni.

E’auspicabile reciderne subito le radici ed interrompere questo circolo vizioso, senza però snaturarsi e sembrare falsamente disinvolti.

Non dobbiamo assolutamente tentare di cambiare o reprimere questo tipo di carattere. Ma riconoscerlo con cognizione, senza colpevolizzarlo.

Essere timidi è solo un modo di essere: è come se la parte più infantile si affacciasse ogni tanto e comandasse i comportamenti.

Come fare tenere a bada quel bambino interiore?

Iniziando a non criticarlo!Anzi, accettandolo e accogliendolo.

Per avvicinarci alla completa consapevolezza di questa essenza interiore così riservata occorre esprimersi in modo graduale. Magari iniziando a scrivere nero su bianco cosa fa paura e perché, partendo dalle cose più semplici.

E’ bene mettere in evidenza i propri sentimenti e emozioni, che vanno accettati così come sono, anche se tumultuosi o fastidiosi: poi si mettono da parte.

E’ importante uscire dalla propria comfort zone per gradi. Cominciando a non evitare le situazioni che mettono in imbarazzo.

I timidi dovrebbero imparare piano piano ad agire come se fossero spavaldi e con la faccia tosta; anche a costo di barare, almeno all’inizio. E’ un esercizio come gli altri, che prima o poi convincerà il nostro inconscio a liberarsi dall’ imbarazzo e dall’ impaccio.

Un altro passo da compiere è quello di abituarsi all’ idea di non poter piacere a tutti. Che per un timido è una vera tortura.

L’atteggiamento maturo da adottare è cercare di capire che spesso le persone non rifiutano gli altri, ma solo l’idea che hanno di loro. E, che non si può perder tempo ed energia per cambiare la loro opinione.

La cosa più importante è non farsi impaurire dai “palloni gonfiati” che per ergersi hanno bisogno di far sentire gli altri piccoli.

Per contrastarli, l’arma migliore è non darsi mai in pasto a questi vampiri emotivi e prendere consapevolezza del senso di inferiorità di cui questi soggetti soffrono, rimanendo distanti e condividendo con loro solo lo stretto necessario. Questo fa sì che non usino altro (sogni, progetti, idee), ed è un modo per disarmarli e disinnescare la loro presunzione.

Per poi tornare ad essere degli amabili timidoni con quelli che capiscono davvero che la riservatezza può rivelarsi un pregio.

Post correlati