Disturbi del comportamento alimentare: 15 Marzo giorno del fiocco lilla

disturbi alimentari

Passata quasi sotto silenzio, ieri 15 Marzo in Italia è stata celebrata la Giornata contro i disturbi alimentari (Dca), complesse malattie che portano chi ne è affetto a vivere con l’ossessione del cibo, del peso e dell’immagine corporea. Promossa dall’associazione “Mi nutro di vita” e contraddistinta dalla presenza di un fiocco lilla come simbolo che serve a ricordare che queste malattie, che colpiscono principalmente le donne, sono una realtà che ogni anno uccidono migliaia di persone.
La giornata contro i disturbi dell’alimentazione è stata innanzitutto animata dal duplice intento di spostare l’attenzione nazionale sulle problematiche alla base di patologie come anoressia o bulimia e di restituire la doverosa dignità a tutti i soggetti affetti, troppo spesso abbandonati al loro destino da famiglie ma sopratutto dalle istituzioni sanitarie.

L’evento è servito e serve per combattere e sensibilizzare sui disturbi del comportamento alimentare, per una presa di coscienza di fronte ad un’intera categoria di patologie che sta conoscendo in questi anni sia un aumento del livello di incidenza senza precedenti, il 40% dei disturbi del comportamento alimentare, solo in Italia interessa 3 milioni di persone, sia un notevole abbassamento dell’età media in cui i quadri sintomatologici legati alle disfunzioni alimentari cominciano a manifestarsi. Si stima che l’età dei giovani che si ammalano di anoressia spesso è quella di 14 e 15 anni, mentre coloro che soffrono di bulimia hanno un’età tra 15 e 18 anni. Addirittura, oggi, i primi “segnali” possono comparire anche nella preadolescenza, tra gli 8 e i 12 anni.
A soffrirne sono soprattutto le ragazze, ma il fenomeno sta coinvolgendo anche i ragazzi: si conta 1 maschio ammalato su 9 ragazze. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità le patologie di tipo anoressico e bulimico rappresentano tra gli adolescenti la seconda causa di morte dopo gli incidenti stradali.
Oltre 60 città italiane si sono colorate di lilla per la quarta edizione della “Giornata del fiocchetto lilla”.
L’iniziativa è nata per ricordare Giulia, una ragazza di 17 anni genovese. Aveva deciso di farsi curare. Ha atteso 40 giorni la visita e poi è stata messa in lista d’attesa, dal lungo iter previsto dalla Sanità italiana, vista la carenza di strutture. Il 15 marzo 2011 non si è più svegliata. Il suo cuore, per mancanza di potassio da vomito autoindotto, si è fermato.
Da quel momento, grazie all’associazione “Mi nutro di vita”, fondata dal padre Stefano, in collaborazione con le altre Associazioni dedicate ai Disturbi Alimentari, e al contributo delle molte donne che hanno raccontato la loro esperienza e che, una volta guarite dai disturbi alimentari, hanno deciso di combattere queste malattie, per evitare che altre ragazze come loro si ammalino e intraprendano anche incosciamente questo percorso che spesso porta solo alla morte, si cerca di parlarne e fare informazione.

Disturbi alimentari, un fiocchetto lilla contro anoressia, bulimia e obesità , il cui obiettivo è dunque quello di combattere, fornire informazioni di prevenzione, dare sostegno per fronteggiare i disturbi del comportamento alimentare: anoressia, bulimia, alimentazione incontrollata, binge eating desorder, ma sopratutto di informare, giovani, famiglie, genitori su quelli che possono essere i campanelli di allarme che devono far tenere alta la guardia sulla possibilità di sviluppo di un disturbo alimentare, tra questi: preoccupazione per il cibo e il peso; dieta eccessiva; conto delle calorie; pesarsi più volte al giorno; sentimenti di colpa e di vergogna relativamente all’alimentazione; comportamenti bulimici; sentirsi grassi pur avendo un peso normale; eccessiva attenzione all’esteriorità; ipersensibilità verso qualsiasi tipo di critica; cambiamenti emotivi.; ma anche quello di educare gli utenti circa la salute mentale, la promozione della salute,  l’aiutare i giovani utenti a identificare precocemente i loro atteggiamenti problematici e comportamenti a rischio, il fornire consigli e suggerimenti rispetto a quello che i ragazzi possono fare per aiutare loro stessi e gli altri, ostacolando così l’ulteriore evoluzione dei disturbi alimentari e dei relativi problemi ed il facilitare l’accesso ai regolari sistemi di cura da parte dei giovani (per es., consulenza e trattamento), limitando così il tempo tra l’esordio del disagio e la possibilità di fruire di un aiuto professionale.

 

I disturbi alimentari

Tra i disturbi del comportamento alimentare  ne distinguiamo quattro tipi principali:  l’anoressia nervosa, la bulimia nervosa, il binge eating (disturbo da alimentazione incontrollata) caratterizzato dalla presenza di crisi bulimiche senza il ricorso a comportamenti di compenso e/o di eliminazione per il controllo del peso, ed altre forme quali i disturbi sottosoglia, forme ibride ed Ednos (disturbi alimentari non altrimenti specificati o disturbi del comportamento alimentare-Nas), categoria utilizzata per descrivere quei pazienti che, pur avendo un disturbo alimentare clinicamente significativo, non soddisfano i criteri per una diagnosi piena.
Il sintomo evidente riguarda sempre il cibo e il corpo, ma è necessario ricordare che si tratta di un male molto profondo, per questo è importante andare oltre alla superficie sintomatica. I sintomi alimentari comunicano emozioni, dolore e sono la manifestazione di un disagio storico spesso incomprensibile anche per chi lo vive. I sintomi alimentari diventano, paradossalmente, una sorta di rifugio inconsapevole dalla realtà che ha fatto e fa male. Soffrire di un disturbo alimentare sconvolge la vita di una persona; sembra che tutto ruoti attorno al cibo e alla paura di ingrassare. Cose che prima sembravano banali ora diventano difficili se non impossibili e motivo di forte ansia, come andare in pizzeria o al ristorante con gli amici o partecipare ad un compleanno o ad un matrimonio. Spesso i pensieri sul cibo assillano la persona anche quando non è a tavola, ad esempio a scuola o sul lavoro terminare un compito diventa difficilissimo perché sembra che ci sia posto solo per i pensieri su cosa si “debba” mangiare, sulla paura di ingrassare o di avere un’abbuffata.
Il corpo e il cibo vengono visti come oggetti che ci si illude di poter controllare. Sul corpo ogni persona materializza il dolore interiore e in questo modo cerca di “dimagrire” proprio quel dolore che in quel momento non ha un nome. I pensieri riguardanti corpo, cibo e i relativi sensi di colpa, imprigionano mente e cuore di chi soffre di questi mali.
Solo una piccola percentuale di persone che soffre di un disturbo alimentare chiede aiuto.

Anoressia [da an-+greco órexis, appetito etimologicamente assenza di appetito] “Volontaria” rinuncia ad alimentarsi con conseguente drastica riduzione del peso corporeo. Nell’Anoressia Nervosa   spesso la persona all’ inizio non sempre si rende conto di avere un problema. Anzi, l’iniziale perdita di peso può portare la persona a sentirsi meglio, a ricevere complimenti, a vedersi più magra, più bella e a sentirsi più sicura di sé. In genere sono i familiari che, allarmati dall’eccessiva perdita di peso, si rendono conto che qualcosa non va, tuttavia spesso, quando chiedono spiegazioni, si possono trovare nella difficile situazione di essere insultati o liquidati con frasi del tipo “non ho nessun problema …sto benissimo!”. o.
L’anoressia è un modo per dire no, per negarsi e sottrarsi a qualunque legame sociale e a qualunque forma di piacere. Chi soffre di anoressia si sottopone a restrizioni alimentari durissime, spesso evita anche di bere liquidi, mira a raggiungere un corpo scheletrico, da cui scompaiono le insegne visibili della femminilità e del benessere. Ma in ultima analisi il concetto di rinuncia è esteso a tutte le sfere del piacere, che è vissuto con profonda vergogna e colpa. Il dimagrimento eccessivo provoca nelle donne anche amenorrea (interruzione del ciclo mestruale). L’anoressica ha una passione morbosa per il proprio corpo, per questo si punisce con lunghissime sedute di sport e si purifica con complicati rituali di pulizia. Per svuotare il corpo può far ricorso al vomito, a lassativi o farmaci. Detesta essere guardata mentre mangia, ma spesso adora cucinare e nutrire gli altri. Può rischiare la morte per denutrizione o disidratazione. L’anoressia può lasciare danni medici rilevanti a causa del deperimento fisico a cui espone il corpo anche per molti anni.

Bulimia [dal greco bulimía, propr., fame da bue]. La bulimia è spesso l’evoluzione naturale dell’anoressia e compare quando la restrizione anoressica diventa insostenibile. Chi soffre di bulimia si abbuffa e poi vomita, arrivando a mangiare anche decine di chili di cibo in un giorno e vomitando fino a 60 e più volte in una sola giornata. Per compensare gli  eccessi alimentari spesso utilizza anche lassativi e si sottopone a lunghe sedute di ginnastica compulsiva. La persona bulimica  può provare un immenso piacere mentre ingurgita cibo (di cui però non avverte nemmeno il sapore) ma soprattutto durante il vomito, che le regala una sensazione di profonda pulizia morale e corporea. Questa spinta emotiva genera una ciclicità inarrestabile. La bulimia lascia nel fisico tracce profonde: l’acido del vomito corrode i denti, brucia lo stomaco e l’esofago con conseguenti ulcere e gastriti. I continui conati fanno perdere al corpo sodio e potassio, senza i quali aumenta pericolosamente la possibilità di avere un arresto cardiaco. Per queste ragioni il rischio di morte è piuttosto elevato. Anche chi soffre di Bulimia Nervosa nella maggior parte dei casi si rivolge ad un terapeuta solo molti anni dopo che il disturbo è cominciato. Spesso, come nell’Anoressia, inizialmente non si ha una piena consapevolezza di avere una malattia.

Binge Eating Disorder (B.E.D.) (più comunemente BINGE, abbuffata compulsiva). Molto simile alla bulimia, con abbuffate ma senza vomito. Manca infatti la fase di ripulitura dalla trasgressione alimentare e il soggetto resta invaso dal senso di colpa e dal gonfiore dell’eccesso. Il binge può essere un’evoluzione della bulimia ed è diffuso sia tra le donne che tra gli uomini. Può provocare obesità, con tutti i rischi ad essa collegati.

Disturbi del comportamento alimentare non altrimenti specificati o disturbi del comportamento alimentare-Nas, categoria utilizzata per descrivere quei pazienti che, pur avendo un disturbo alimentare clinicamente significativo, non soddisfano i criteri per una diagnosi piena.

Fonte:  http://www.chiarasole.it/disturbi-alimentari-DCA.html
Per approfondimenti
sostegno online Progetto ProYouth.

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