Frida Kahlo: la pittrice che ha fatto della sua disabilità, arte.
Le opere della pittrice messicana Frida Kahlo torneranno in Italia dal 1 febbraio al 3 giugno 2018. E saranno ospitate dal Mudec, il Museo delle Culture di Milano, gestito dal Comune e dalla divisione Cultura del Gruppo Sole 24 Ore. Con il titolo “Frida Khalo”.
Frida Kahlo è stata una musa del Novecento. La sua vita fu segnata da una seria disabilità dovuta a problemi derivanti dalla nascita (forse la spina bifida). La Poliomielite a 6 anni la portò ad avere la gamba destra meno sviluppata dell’altra. Subì un terribile incidente all’età di 17 anni e riportò lesioni alla spina dorsale e agli organi interni.
Ebbe 32 interventi chirurgici. Fu una donna molto coraggiosa perché dovette convivere con una grave disabilità. Il suo handicap diventò per lei un punto di forza.
Quando era in convalescenza, dopo l’intervento alla schiena, fu costretta all’immobilità incominciò a dipingere avendo sospeso uno specchio davanti a sé.
È autrice di circa cinquantacinque autoritratti in cui raffigurò se stessa e nei quali è espresso ciò che sentiva.
Celebre il dipinto “Autoritratto con collana di spine e colibrì”, che fu realizzato nel 1940. Oggi conservato presso l’Università di Austin, in Texas, all’interno della Harry Ransom Humanities Research Center Art Collection. Il quadro mostra Frida in posizione frontale. Lo scopo, reso evidente anche dal titolo, è quello di presentare un parallelismo tra l’artista e Gesù Cristo, in cui la corona di spine viene sostituita da una collana. Un colibrì al centro (il colibrì è un uccello piccolissimo che riesce a rimanere sospeso, immobile, grazie al velocissimo battito delle sue ali per potersi nutrire del nettare dei fiori di Ibisco).
Frida non nascose mai, durante la sua vita, di sentirsi costantemente provata nel fisico e nello spirito.
Una sorta di martire laica, che doveva le sue sofferenze alla malattia e ai tradimenti delle persone vicine. Proprio il riferimento a Rivera e al divorzio da lui è esemplificato dal colibrì morto che pende dalla collana. Nella tradizione messicana, questi animali morti erano usati per portare fortuna in amore, ma qui il colibrì è anche un richiamo alle sopracciglia unite di Frida. Nel quadro emergono però anche altri due animali: a destra, il gatto nero, simbolo invece di sfortuna, che punta con lo sguardo verso l’uccello; a sinistra, una scimmia che le era stata regala da Diego, ma che tradizionalmente è simbolo del demonio.
C’è anche una fotografia che la ritrae sulla sedie a rotelle con in mano una tavolozza e i pennelli. E, davanti a lei, un quadro che la rappresenta in quella situazione.
La pittrice dunque non si è lasciata vincere dalla disabilità a dalle “injuries” che l’avevano colpita. E, che le impedivano di muoversi bene.
Volle inaugurare una mostra nonostante le sue sofferenze e l’opposizione dei medici. Si fece preparare dal marito Diego Rivera (pittore famoso) un letto a baldacchino nella sala principale della mostra e vi rimase sdraiata. Partecipando in tal modo all’evento.
Era adorata dai suoi studenti dell’Accademia La Smeralda dove, nel 1942, il Ministero dell’Istruzione Messicana la volle come insegnante. I suoi allievi formarono un gruppo di fan soprannominati
Los Fridos. In un quadro, furono raffigurati attorno a lei, come scimmiette adoranti.
Anche l’ultimo evento della sua vita, l’amputazione della gamba destra che stava andando in cancrena, è sottolineato da un quadro dipinto otto giorni prima di morire.
“Viva la vida” recita la sua canzone, le ultime parole da lei scritte nel diario che tenne dal ’42 fino a pochissimi giorni prima della morte e che volle scrivere sulla sua ultima opera, rosse angurie tagliate.
Una natura morta che ritrae dei cocomeri che si stagliano verdi e rossi, con lo sfondo di un cielo azzurro. E sulla polpa, succosa e sensuale, di una delle fette, è scritto viva la vida.
Dal 1958, nella stessa casa, nel quartiere di Coyoacàn, ove era nata e vissuta, il Museo Frida Kahlo conserva tutti i suoi oggetti.
Le sue opere sono conservate in collezioni private e musei di tutto il mondo.
Quindi, nel caso di Frida Kahlo, la disabilità è stata dissimulata dalla sua capacità di sublimare il dolore personale in opere artistiche. Che sono apprezzate a prescindere dalla sua straordinaria biografia.
La sua arte è testimonianza di un successo raggiunto che la salva dall’essere considerata sia una “vittima” che un’“icona con disabilità”.
A dispetto di una cultura patriarcale, di un marito infedele e di un orribile incidente che avrebbero potuto alimentarne il mito di “eroina tragica”.

Il testo originale di Frida Kahlo, riprodotto qui a fianco nella traduzione italiana
Se soltanto avessi vicino a me la sua carezza
come l’aria accarezza la terra
la realtà della sua persona, mi farebbe
più felice, mi allontanerebbe
dalla sensazione che mi riempie di grigio.
Nulla dentro di me sarebbe più
così profondo, così definitivo.
Ma come gli spiego il mio enorme bisogno di tenerezza!
La mia solitudine di anni.
La mia struttura non conforme per disarmonia, per inadeguatezza.
Io credo che sia meglio andare, andare e non scappare.
Che tutto passi in un momento. Magari.