Oriana Fallaci
I sette peccati di Hollywood
I sette peccati di Hollywood è il primo libro in assoluto di Oriana Fallaci, nato da un viaggio in America che la giornalista fece nel 1955-56, allora 27enne, con l’obiettivo di scrivere un’inchiesta sui divi di Hollywood per il giornale L’Europeo. In quest’occasione la Fallaci intervistò grandi artisti dell’epoca, come Judy Garland, Gene Tierney, Kim Novak, Jayne Mansfield, Yul Brynner, Cecil Blount De Mille, Burt Lancaster, Orson Wells (il quale scrisse anche la prefazione con cui si apre il libro), facendo la spola tra Los Angeles e New York.
Il libro, pubblicato nel 1958 da Longanesi, non è un romanzo, ma racconta uno spaccato della società e alcune tendenze sociali di allora, che sono presenti tutt’oggi. La Fallaci, nel libro, ci propone una descrizione e al contempo una critica dell’industria cinematografica più importante del mondo, ovvero, di una Hollywood estremamente contemporanea, nonostante siano trascorsi ben cinquantasei anni. Hollywood e i divi che la popolano vengono presentati come l’emblema di un mondo “finto”, in cui troviamo star, create e manipolate per divenire divi, persone famose che cercano di dare di sé un’immagine studiata nei particolari che spesso non corrisponde a quella reale e attori-registi a cui tutto è concesso, in virtù della loro fama.
In questa Hollywood tutto diventa spettacolare, anche la quotidianetà, anche la morte; in questa Hollywood tutto ruota intorno al pettegolezzo, perchè su questo si basa la fama; tutto ruota intorno al potere, al denaro e al “produrre”.
Il presupposto di I sette peccati di Hollywood di Oriana Fallaci è la storia non di uno scoop ma di un fallimento: la mancata intervista a Marilyn Monroe, ma la giornalista-scrittrice ci fornisce un’inchiesta dettagliata, facendo luce sul lato più oscuro del mondo dello spettacolo; indaga tra i segreti dello star system americano, vivendo la quotidianità della dolce vita e penetrando a suo modo nell’inespugnabile microcosmo hollywoodiano. Ne nascono decine di articoli pubblicati sull’«Europeo», ha incontrato decine e decine di star di quegli anni, e di Hollywood ed è riuscita a dare un quadro preciso, speciale dell’industria cinematografica di quegli anni; senza però dimenticare che, come diceva il suo amico scrittore Bill, «Hollywood non esiste. […] Hollywood è uno stato mentale, un miraggio. Non si guarda Hollywood con gli occhi: ma col desiderio, l’invidia, la suggestione».
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