Le tasse vanno pagate e questo lo sappiamo. In un Paese ideale, infatti, tutti dovrebbero dare il proprio contributo economico come contropartita ai servizi pubblici ricevuti dagli enti statali predisposti all’erogazione.

In un Paese come l’Italia, dove il cuneo fiscale è talmente alto da mangiarsi buona parte delle risorse economiche delle imprese e delle famiglie, questo può diventare però un grosso problema. Il valore della tassazione poi, è giustificabile solo quando al prelievo fiscale corrisponde una pari qualità dei servizi e questo, nel Belpaese, non è scontato. L’evasione è un rischio che nessuno correrebbe volentieri se si traesse più giovamento dall’essere in regola e la pressione fiscale non fosse così soffocante.

pagare le tasse

Sempre più italiani infatti, strozzati dai debiti e massacrati dalla crisi, per sopravvivere non hanno la possibilità oggettiva di pagare le tasse. È recente la notizia di quell’imprenditore che non ha pagato l’IVA, ma che è stato assolto dal giudice. Quest’ultimo ha sentenziato che questa mancanza è stata determinata dalla situazione di crisi che l’uomo stava vivendo, perciò non può essere considerato colpevole.

Una notizia che senza dubbio ha fatto molto scalpore e soprattutto ha dato da riflettere.

È giusto che lo Stato metta in pratica delle adeguate politiche contro il mancato pagamento delle tasse e per punire i tanti “furbetti” che popolano le città, le imprese e le istituzioni, ma ci vuole lo stesso attenzione e un attento spirito critico. Qualche anno fa era addirittura uscito uno spot televisivo a cura del Ministero delle Entrate, che definiva come parassiti gli evasori.

La lotta all’evasione è sacrosanta, ma lo è soltanto se non si trasforma in una lotta alle streghe senza quartiere.

Dato che questo argomento ha stuzzicato particolarmente la nostra sensibilità, abbiamo voluto approfondire un po’ la questione. Abbiamo scoperto la vicenda di una realtà commerciale pratese vittima, suo malgrado, di una caccia alle streghe. L’azienda in questione è un negozio di abbigliamento di nome Marty Prato che ha subito un’accusa di evasione fiscale ed è finito sulle pagine dei principali giornali della città. Abbiamo avuto modo di intervistare il titolare della ditta e quello che è emerso è una storia di errate valutazioni, ma anche di solidarietà. L’imprenditore si è infatti dichiarato colpevole per il mancato pagamento dell’IVA, ma le cifre di cui si parla sui giornali sono del tutto infondate e frutto di stime approssimative. La somma in questione ammonta a oltre 7 milioni di euro, ma dopo che il titolare ha messo a disposizione tutta la documentazione necessaria per verificare l’ammanco, si è scesi già a 500mila euro.

Per non parlare poi della violazione della privacy che ha fatto sì che vicende protette dal segreto di istruttoria finissero in pasto ai media prima ancora che i diretti interessati ne fossero a conoscenza.

Quello che però ci ha colpito di più è stata la motivazione alla base di questa evasione. L’imprenditore si è trovato in una situazione di crisi tale da dover decidere se pagare lo Stato o lo stipendio ai propri dipendenti. Quando al tuo servizio ci sono persone considerate come famigliari perché collaborano con l’azienda da oltre venti anni, il dubbio si sgretola.

Il titolare dell’impresa non ha avuto tentennamenti quando si è trattato di salvaguardare i propri collaboratori e le loro famiglie. Come conseguenza di questa decisione adesso si trova ad affrontare un’intricata vicenda giudiziaria della quale non sa quando vedrà la fine. Le lungaggini burocratiche tipiche del nostro Paese le conosciamo tutti, ma nel frattempo il suo nome e la sua reputazione sono stati inevitabilmente danneggiati anche a causa dei mass media che hanno calcato un po’ troppo la mano, prima che la notizia fosse effettivamente verificata.

Siamo d’accordo quindi sul pagare le tasse e sul lavorare in regola, ma a che prezzo?

Voi cosa ne pensate? Lasciate il vostro segno! #marketingbeyondlimits

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