Siti Internet e le ricerche su Google

googleCi sono più pagine in Internet che stelle nella nostra galassia, incredibile ma vero! 30mila miliardi di pagine in cui devono districarsi i motori di ricerca e che spingono l’utente a fare un attento monitoraggio per individuare quello che cerca. Google usa oltre 200 indizi per tentare di capire cosa l’utente intende dire. Ecco quindi che cerchiamo di capire di più sui meccanismi usati da Big G e per questo intraprendiamo una sorta di viaggio nei meandri del motore di ricerca più usato al mondo.

Un dato su cui torniamo sono quelle 30mila miliardi di pagine internet alle quali vanno aggiunti anche foto e filmati; nel 2008 erano trenta volte meno. Trovare qualcosa nel Web è quindi un’impresa, paragonabile solo allo scovare il proverbiale ago nel pagliaio.

Ciò nonostante negli anni la sfida è stata raccolta da molti: Yahoo, Bing, ma sopratutto Google che è in possesso della fetta più grande di mercato. L’invenzione di Sergey Brin e Larry Page si è così tanto diffusa, che in inglese è stato addirittura coniato il verbo “to google” per indicare la ricerca in internet.

Il successo di Google è principalmente dovuto dal suo algoritmo, il sistema particolarmente efficace e veloce inventato dai due fondatori dell’azienda statunitense per individuare i risultati più rilevanti. Solo che nell’epoca del web 2.0 quella soluzione non basta più. E a Mountain View si lavora alacremente per trovare nuove strade per capire a quali siti si riferisce chi cerca. Tutto dev’essere ordinato e reperibile e per questo gli ingegneri di Google dal 1998 a oggi hanno dedicato più di un milione di ore di lavoro solo all’indice. Per riuscire a intuire la domanda dietro le parole, Google si è dotato di una briciola d’intelligenza artificiale: durante la digitazione il motore guarda istantaneamente a cosa si riferisce la ricerca e mostra in automatico quanto trovato.

Se, ad esempio, chiedi “Qual è l’abbigliamento più adatto?”, senza nessun’altra informazione è praticamente impossibile fornire la risposta corretta. Riusciamo a rispondere solo se sappiamo in quale contesto vuole essere indossato. Indizi indispensabili che l’utente di Google fornisce senza esplicitarli. Il motore ne usa oltre 200 recuperati in vari modi, tra cui la posizione del terminale da cui giunge la domanda. Senza queste informazioni le cose si farebbero molto più complicate. Così negli anni tutta la catena di Google si è adattata per includerle negli indici e negli algoritmi di ranking.

Due cambiamenti hanno portato a un netto incremento delle prestazioni negli ultimi anni: la funzione ‘Instant’ che fornisce suggerimenti e risultati già durante la digitazione delle parole cercate, il ‘knowledge graph’, un database recentemente introdotto in cui i temi vengono relazionati tra loro secondo connessioni logiche, culturali e storiche. E per il futuro Google punta a un computer tipo “Star Trek”, dove si chiede e si riceve una risposta articolata a voce.

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