Quando si parla di stalking

Stalking: conoscerlo per difendersi

Lo stalking

Brevemente, potremmo definire lo stalking come una serie di comportamenti ripetuti ed intrusivi di sorveglianza, alla ricerca di un contatto nei confronti di una persona (conosciuta o sconosciuta) che risulta infastidita e/o preoccupata da tali attenzioni o comportamenti. Parliamo di vere e proprie forme di persecuzione in grado di limitare la libertà di una persona e di violare la sua privacy, giungendo perfino a spaventare chi ne è destinatario. Viene quindi descritto il contesto emotivo e relazionale che si viene a creare tra la vittima e il suo persecutore il quale, nella sua distorta comunicazione, legge le risposte della persona perseguitata come un assenso.
La terminologia più comune, quella di “stalking”, è stata coniata con la finalità di raffigurare simbolicamente, con un termine in lingua inglese che significa “appostarsi”, l’atteggiamento di chi mette in atto molestie assillanti e per questo viene definito “stalker”.
La condotta dello stalker viene definita come persecutoria non sulla base di un singolo comportamento, ma rispetto alla sua modalità pervasiva e ripetuta nel tempo, tale da indurre nella vittima un grave stress emotivo e un senso di ansia e di pericolo. Le condotte dello stalker possono essere classificate in tre categorie:
1. Le comunicazioni indesiderate: minacce nei confronti della vittima ma anche di parenti amici e colleghi di lavoro, attraverso insistenti telefonate o lettere, sms o e mail.
2. I contatti indesiderati: comportamenti volti ad avvicinarsi alla vittima, come appostamenti pedinamenti e recarsi nei luoghi frequentati dalla vittima stessa.
3. I comportamenti associati: comportamenti che hanno lo scopo di dimostrare alla vittima l’assoluto controllo alla quale è sottoposta, volti a cancellare ed eliminare beni e servizi, e ad arrecare danno alla vittima (cancellazione carta di credito, ordinazione di beni non richiesti, tagli all’elettricità).
Le condotte di stalking si differenziano dai comportamenti normali perché, per esempio in una relazione interrotta, i tentativi di avvicinamento alla vittima si protraggono per molto tempo anche per anni, nonostante la vittima abbia esplicitamente dichiarato di non essere interessata. Lo stalker fa terrorismo psicologico e pone la vittima stalkizzata, definita anche stalking victim, a vivere costantemente sentimenti di ansia, paura e tensione, che inizieranno a modificare le abitudini, fino al ritiro in casa e in alcuni casi potrebbero portare allo sviluppo di ansia, depressione e disturbo post traumatico da stress.
Il reato di stalking, “atti persecutori” (612-bis c.p.) è stato introdotto in Italia con il D.L. del 23 Febbraio del 2009, n.11.
Il reato di “atti persecutori” nel 1 comma dichiara che “chiunque, con condotte reiterate, minaccia o molesta taluno in modo da cagionare un perdurante e grave stato di ansia o di paura ovvero da ingenerare un fondato timore per l’incolumità propria o di un prossimo congiunto o di persona al medesimo legata da relazione affettiva ovvero da costringere lo stesso ad alterare le proprie abitudini di vita, verrà punito con una pena da sei mesi a quattro anni”.
La vittima a causa di queste condotte vivrà in uno stato di timore e allerta e sarà costretta a modificare le proprie abitudini comportamentali (con conseguenze quali cambiamento di lavoro, rinuncia a svolgere determinate attività, mancanza di libertà nel decidere itinerari e mezzi di spostamento, variazioni di numero di telefono).
Numerosi studi che hanno esaminato il profilo psicologico di soggetti stalkers ha permesso di individuare cinque tipologie di stalkers, distinti in base ai bisogni e desideri che fanno da motore motivazionale (Mullen et al., 1999):
Il primo tipo di stalker, il “respinto”, è appunto un ex partner respinto, che non riesce ad accettare l’interruzione della storia e riversa sulla relazione la propria rabbia; si tratta di un modo per mantenere in vita la relazione,e possono essere molto invasivi e insistenti. Questo tipo di stalker può presentare disturbi di narcisistici, paranoici, disturbi mentali, abuso di sostanze.
Il secondo tipo di stalker, il “bisognoso” è colui che ricerca intimità, relazione e attenzioni da una persona che lo attrae e che egli ritiene sia innamorata di lui. Sono persone che possono presentare una patologia sottostante come schizofrenia, disturbo narcisistico di personalità o “delirio erotomane”, in cui il bisogno di affetto viene erotizzato e lo/la stalker tende a leggere nelle risposte della vittima un desiderio a cui lei/lui resiste. Possono riguardare l’amicizia o l’amore.
Il terzo tipo di stalker è il “corteggiatore inadeguato”. Il suo obiettivo è quello di instaurare una relazione sentimentale. Sono persone che non sono in grado di instaurare relazioni e di accettare un rifiuto. Potrebbe diventare molto violento quando si sente rifiutato. Questo tipo di molestatore è generalmente meno resistente nel tempo nel perseguire la persecuzione della stessa vittima, ma tende a riproporre i propri schemi comportamentali cambiando persona da molestare.
Il quarto tipo è il “rancoroso” che ha il desiderio di vendicarsi e di infondere paura nella vittima. Sono persone che scelgono le loro vittime perché viste simbolicamente come persone che li hanno disturbati in passato. Alla base presentano una personalità paranoide schizofrenica e delirante.
Il quinto è lo stalker predatore che si prepara a un’aggressione sessuale nei confronti della vittima, che può essere pedinata, inseguita e spaventata; alla base della loro personalità vi sono problemi di autostima, nel funzionamento sociale e nelle relazioni sessuali.
Esiste un percorso da seguire se si è vittime di stalking: conoscerlo per difendersi è indispensabile! Ma anche cercare di evitare qualsiasi contatto con lo stalker, cercare aiuto tra le autorità, informando la polizia locale che si è una vittima di stalking e chiedendo una consulenza legale, nominare un avvocato penalista affinché possa stabilire l’effettiva sussistenza del reato, verificare l’attendibilità della vittima e scegliere la migliore strategia possibile; informarsi inoltre sui gruppi che forniscono aiuto e supporto psicologico.

BIBLIOGRAFIA
– Acquadro Maran D., Il fenomeno stalking. Utet, 2012
– Mullen P.E., Pathè M., Purcell R., Stuart G., 1999, A study of stalkers. In American Journal of Psychiatry, 156, 1244-1249.
– Oliviero Ferraris A., 2001, Stalker il persecutore. In Psicologia Contemporanea, 164, 18-25.

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